Ho spento le luci
la città ha fame di sonno
e l’orizzonte non ha fine.
Sono solo dieci i sassi che mi riporteranno a casa
in un turbinio di voci estranee
forse sarà uno sguardo che inciampa
a dimostrare che il caso non esiste.
Verso il solstizio
ti manchi il suono delle mie caviglie
tra le margherite allineate contro i muretti a secco
tra la quercia e la minaccia della pioggia.
Io sono piegata tra la fiamma e la rugiada
tra la fine e l’inizio di tutte le cose
tra il basamento e l’echino
purché il tuo cuore non mi cada
tra le mani
e non sento il rumore del tempo
di ogni istante assassino
che ritorna nella pozzanghera del mio ventre.
Giuliana