Simbolo cosmico e universale, osservato dunque rappresentato da millenni, scenario di cammini metaforici e cosmogonici ritorni, popolato dagli astri a fendere l’oscurità della superficie, il cielo occupa un ruolo primario nelle declinazioni iconografiche della natura.
La più geniale e sublime – cosí definita – tra tutte le scenografie realizzate dall’architetto e pittore tedesco Karl Friedrich Schinkel è quella dedicata al regno della Regina della Notte dell’opera mozartiana “Flauto Magico” (Die Zauberflöte) nel 1815.
Si tratta del fondale del Salone delle Stelle nel palazzo della celebre regina, uno dei personaggi più interessanti e carichi di dinamismo espressivo del Singspiel in due atti composto da Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Emanuel Schikaneder.
Un cielo blu intenso decorato con file equidistanti di stelle dal moto curvilineo sovrasta una figura femminile, la Regina della Notte, che a sua volta poggia i piedi su nubi colte nel passaggio verso l’imbrunire. La rappresentazione potrebbe riportarci alla mente l’iconografia della Donna Vestita di Sole dell’Ap 12, ovvero, della scena apocalittica in cui la Vergine è presentata con la luna ai suoi piedi restituendoci però in questo contesto una atmosfera cara alla sensibilità romantica.
E quasi certamente, l’opera dell’architetto tedesco che nel XIX secolo diede un gran impulso alla costruzione estetica della città berlinese, ci fa volgere lo sguardo anche agli affreschi dell’Italia di Giotto, soprattutto della Cappella degli Scrovegni a Padova. Di fatto Schinkel viaggiò in Italia negli anni precedenti al suo lavoro scenografico attingendo al suo bagaglio formale di input architettonici e artistici.
Celebre l’allestimento messo in scena all’Opera reale di Berlino il 18 gennaio 1816.
Ascolto consigliato: “Der Hölle Rache kocht in meinem Herzen”. Il Flauto Magico, Mozart.
G.